La crisi Ucraina. Un passo indietro per comprendere l’invasione
- Rosanna Bolognini

- 9 mar 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 10 mar 2022
Il decisivo punto di rottura tra la Russia e l’Ucraina è stato determinato dal riconoscimento da parte della Russia delle due repubbliche Lugansk e Donetsk e dalla scelta “difensiva” e di “protezione” da parte del presidente Putin di inviare truppe nei territori dei leader separatisti che hanno richiesto il suo immediato supporto per “denazificare” e “demilitarizzare” il paese dagli abusi che i cittadini di etnia russa hanno subito nel corso di questi ultimi anni. In sostanza, l’obiettivo del leader russo sarebbe quello di porre fine al “genocidio”, termine che non bada al reale significato internazionale in sé ma definito come strumento militare di ridondanza politica per salvaguardare quei cittadini che per lunghi anni hanno patito l’umiliazione del “regime Ucraino”, come affermato da Putin. Il pretesto, che ha dato luogo all’irreversibile attacco, si è svolto strategicamente lungo tre aree: Bielorussia, Crimea e Donbass. Per meglio comprendere le attuali terrificanti azioni venutesi a creare è bene fare un tuffo nel passato…
La promessa dei leader occidentali alla Russia negli anni della guerra fredda
Le correnti richieste della Federazione Russa di fermare l’espansione ad est, intrapresa della NATO, risalgono a poco prima della caduta dell’Unione Sovietica. Nel dicembre del 1989, durante il vertice di Malta, il presidente G. Bush garantì all’allora presidente M. Gorbaciov che l’America e di conseguenza la NATO non avrebbero approfittato delle rivoluzioni in Europa orientale per danneggiare gli interessi sovietici. Ciò è riscontrabile non tanto all’interno dei trattati stipulati bensì nei molteplici memorandum di conversazione tra i sovietici e i leader occidentali. Questi ultimi hanno rassicurato la Russia, nel corso dei primi anni del ‘900, sostenendo che avrebbero protetto gli interessi di sicurezza sovietici e che avrebbero promosso l'inclusione dell'URSS nelle nuove strutture di sicurezza europee che sarebbe stata più inclusiva e non esclusiva. Durante la negoziazione tra Gorbaciov e il cancelliere H. Kohl in merito alla riunificazione della Germania, il segretario di Stato americano, James Baker e il presidente Bush, tentarono in varie occasioni sia di rassicurare il leader russo mediante la formula Tutzing, ossia che la Nato non si sarebbe espansa neanche di un centimetro verso est; sottolineando, inoltre, che l’America non aveva alcun interesse unilaterale riguardo il negoziato in corso e sia di consolidare ancor di più la loro posizione disinteressata finalizzata al solo rafforzamento del rapporto tra Gorbaciov-Kohl l’esplicando, in tal senso, le azioni intraprese con la Dichiarazione di Londra, garantire la non espansione ad est, avere accesso ad un regolare rapporto diplomatico tra Nato e Russia ed, infine, il cambiamento totale dell’approccio militare sulle forze convenzionali e nucleari.
In conclusione, Gorbaciov accettò l’unificazione tedesca nella Nato come risultato delle suddette garanzie sviluppate da parte dei leader occidentali nei confronti dei sovietici, sperando di poter ottenere una maggior inclusione e integrazione nel lungo periodo tra i paesi in questione. Tuttavia, al termine della guerra fredda e alla successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica, si può constatare che la Nato si è comunque allargata lungo i territori dell’est.
L’attacco russo attraverso gli occhi di Putin.
L’operazione russa in Ucraina è iniziata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, nel momento in cui il leader russo V. Putin, dopo aver esplicato le sue motivazioni in un’intervista lunga 55 minuti, ha dato poi l’ordine di dispiegare le sue forze nel c.d. Regime Ucraino. Le ragioni di Putin fanno fede al passato sostenendo che “l’Ucraina non è solo un paese vicino per noi è parte integrante della nostra storia, della nostra cultura e del nostro spazio spirituale. Sono i nostri amici e nostri parenti non solo i colleghi, gli amici e gli ex colleghi di lavoro ma anche i nostri simili e gli stretti familiari. Fin dall'antichità gli abitanti delle terre storiche sudoccidentali dell’antica Russia si sono chiamati russi e cristiani ortodossi è stato così sia prima del XVII secolo, quando una parte di questi territori fu riunificata allo Stato russo che in seguito.”
Secondo Putin, per comprendere le motivazioni che lo hanno spinto a prendere parte a questa invasione si deve analizzare il passato dell’attuale paese ucraino, il quale, a detta del presidente, fu una creazione della Russia bolscevica comunista. Ha, inoltre, sottolineato che tale processo iniziò dopo la rivoluzione del 1917 quando Lenin e i suoi compagni d’armi strapparono “rozzamente” dalla Russia i suoi territori storici e proseguì durante la Seconda guerra mondiale quando Stalin tentando di attuare una strategia di compensazione trasferì alcune terre ancestrali all’Ucraina. Secondo il presidente, si doveva, altresì, osservare che dopo la rivoluzione di ottobre e la conseguente guerra civile, i bolscevichi iniziarono a costruire una nuova statualità che provocò disaccordo tra gli esponenti. Aggiunse, inoltre, che durante quel periodo, Stalin propose di costruire il paese sui principi dell'autonomizzazione dando, quindi, alle repubbliche, le future unità amministrative o territoriali, ampi poteri ma man mano che si univano allo Stato unificato Lenin criticò questo piano e suggerì di fare concessioni ai nazionalisti come li chiamava allora «gli indipendenti». Furono le idee di Lenin di una struttura statale essenzialmente confederativa e il diritto delle nazioni all'autodeterminazione sino alla sua età fino alla secessione inclusa a formare la base della statualità sovietica prima sancita nella dichiarazione sull'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche del 1922 e poi dopo la morte di Lenin nella Costituzione dell'Urss del 1924.
Al di là delle motivazioni personali manifestate dal Presidente russo, è bene sottoporre all’attenzione le ragioni storiche e di legame secolare tra la Russia e l’Ucraina. Quest’ultima è, infatti, elemento fondante della storia russa sin dall’impero zarista. Negli anni della Rivoluzione d’ottobre, conseguentemente al conflitto ucraino-sovietico, l’Ucraina fu annessa all’Unione Sovietica, dando un importante fonte di sostenibilità grazie alla presenza di vasti terreni agricoli. Successivamente alla dissoluzione dell’URSS, il loro rapporto divenne instabile giacchè l’Ucraina firmò nel 1991 la Dichiarazione di sovranità che decretò la sua indipendenza, autonomia, autodeterminazione nonché la sua democrazia. Nonostante la mutevolezza della relazione tra i due, data anche dall’alternarsi di governi filoccidentali o filorussi, nel 1997 venne firmato il Trattato di cooperazione e partenariato tra la Russia e l’Ucraina.
Dal suo fallimento come Stato sovrano negli anni del Novecento, la Russia ha tentato gradualmente di ricostruire la sua potenza economica, politica, sociale e territoriale silenziosamente. Tuttavia, non si può dire che sia stata sempre una quieta osservatrice visto gli immediati interventi attuati in risposta agli Stati Uniti quando tentarono di definire il loro status quo in un paese caro alla Russia, quale la Siria, non solo per la sua vicinanza territoriale quanto per il suo ruolo chiave nel settore energetico-navale per la costruzione di un ponte che possa permettere il trasporto di GPL tra Siria e Crimea.





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